Credito d’imposta formazione 4.0? Un’opportunità digitale

CREDITO D’IMPOSTA FORMAZIONE 4.0?

Un’opportunità digitale

 

La quarta rivoluzione industriale è un festival dell’anglicismo, d’altronde buona parte della sostanza tecnologica innovativa che la plasma è di origine statunitense. Non sono solo parole però. Si potrebbero in una lista non esaustiva inserire termini come cloud e cybersecuritybig data analytics e additive manufacturingArtificial Intelligence e Internet of Things. Il concetto di Industria 4.0 è attuale ma risale già a una decina d’anni fa, anche se poi la sua applicazione è rigorosamente presente. Il futuro smart delle imprese che possono ormai monitorare, produrre, coordinare, integrare ed efficientare in maniere inimmaginabili fino a pochi anni fa è infatti ancora un trend in pieno sviluppo, come dimostra, tra l’altro il florilegio di quotazioni di digital enabler a Piazza Affari.

Di certo servono competenze perché la rivoluzione 4.0 permea tutti livelli della filiera, dalla produzione, al marketing, all’approvvigionamento anche energetico. Molte delle tecnologie che ogni giorno entrano nel perimetro delle imprese italiane sono infatti potenzialmente rivoluzionarie, capaci di creare una rottura con i modelli adottati finora (il termine inglese di moda è “disruptive”). Possono insomma cambiare il gioco e costringere l’impresa a cambiare abitudini, processi e persino strategie.

Le competenze diventano sempre più rilevanti, perché poi molte di queste cose non si improvvisano e necessitano di consulenze e formazione. Proprio su quest’ultimo aspetto la normativa italiana interviene con il Credito d’imposta formazione 4.0.

In breve un credito d’imposta da 250 a 300 mila euro che può coprire fino al 50% dei costi collegati alla formazione per il paradigma 4.0, ossia per questa nuova economia digitale che tende a diventare più una necessità che un progetto.

Credito d’imposta formazione 4.0: a chi si rivolge e come funziona

Innanzitutto il finanziamento (tramite appunto credito d’imposta) della formazione 4.0 incoraggia soprattutto le PMI, che possono ottenere un credito del 50% delle spese sostenute, con un tetto annuale a 300 mila euro. Per una grande impresa invece le spese ammissibili possono essere finanziate al 30% al massimo con un tetto annuale a 250 mila euro. Nel mezzo le medie imprese con tetto a € 250.000 e soglia al 40 per cento. Per le definizioni di microimpresa, piccola impresa, media e grande sicuramente la cosa migliore da fare è guardare alla relativa raccomandazione UE del 2003.

Va segnalato che l’incentivo pubblico alla formazione per l’industria 4.0 incoraggia le attività rivolte ai soggetti svantaggiati e molto svantaggiati individuati dal Decreto ministeriale del 17 ottobre 2017. La formazione rivolta a questi soggetti può essere infatti finanziata al 60% (in termini di relativo credito di imposta) entro comunque il tetto massimo annuale complessivo riconosciuto all’azienda.

Cosa finanzia il credito d’imposta

L’elenco delle spese finanziabili comprende ovviamente le spese di personale relative ai formatori per le ore di partecipazione alla formazione. Ma sono inclusi anche altri costi relativi a formatori e partecipanti (spese di viaggio, materiali, forniture attinenti direttamente il progetto, l’ammortamento degli strumenti e delle attrezzature per la quota da riferire al loro uso esclusivo per il progetto di formazione). Sono escluse invece le spese di alloggio, eccetto quelle minime necessarie per i partecipanti che sono lavoratori con disabilità. Sono inclusi invece i servizi di consulenza connessi al progetto formativo e le spese di personale relative ai partecipanti alla formazione con le spese generali indirette (spese amministrative, locazione, spese generali) per le ore durante le quali hanno seguito la formazione. Ammissibili anche eventuali spese ai dipendenti docenti o tutor delle attività di formazione ammissibili ordinariamente occupati negli ambiti aziendali individuati nell’allegato A della legge n. 205 del 2017.

Credito d’imposta: quale formazione?

Il fulcro dei provvedimenti riguarda però, è il caso di sottolinearlo ancora, gli ambiti formativi relativi al paradigma 4.0. Ossia quell’insieme variegato di competenze cui si accennava all’inizio:

  • big data e analisi dei dati;
  • cloud e fog computing;
  • cyber security;
  • simulazione e sistemi cyber-fisici;
  • prototipazione rapida;
  • sistemi di visualizzazione, realtà virtuale (rv) e realtà aumentata (ra);
  • robotica avanzata e collaborativa;
  • interfaccia uomo macchina;
  • manifattura additiva (o stampa tridimensionale);
  • internet delle cose e delle macchine;
  • integrazione digitale dei processi aziendali.

Si va dunque dalla “nuvola”, che consente di condividere i dati su piattaforme virtuali sicure alleggerendo la dotazione tecnologica delle postazioni e delle imprese, ma anche garantendo flessibilità,  scalabilità, aggiornamento dei servizi, efficienza e persino un minore impatto ambientale, alle connesse tematiche di internet delle cose e delle macchine, all’integrazione digitale dei processi, alla possibilità per esempio, di gestire un intero processo produttivo sparpagliato su più continenti da una postazione o a quella di raccogliere e valorizzare i big data aziendali ottenendo efficienza e informazioni preziose per il business e la strategia dell’impresa. Ovviamente purché ci siano le competenze umane capaci di sfruttare queste opportunità.